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Le montagne vanno protette, non "valorizzate"!

Testi e foto - Filippo Carbonari - © le Frattesi 2021

Tempo di lettura 2'

 

Il monte Catria è da sempre, per tutti coloro che abitano sulle sponde dell'Appennino Umbro-Marchigiano un punto di riferimento molto importante.

Tutti noi abbiamo fatto sin da bambini decine e decine di gite lungo i pendii di questa splendida montagna. Scampagnate indimenticabili, magari accompagnati dai nonni che non ci sono più, per fare una “sgraticolata” sotto i faggi centenari, per andare a riempire le taniche in una delle fonti da cui sgorga un'acqua freddissima che sa di casa oppure per fare una “mattata” ed andare fino alla croce di notte a bere qualche birra e a guardare le stelle...

 

Domenica scorsa, per festeggiare il compleanno di un nostro caro amico, abbiamo preso in affitto un rifugio per un paio di notti. E' stato un memorabile weekend in compagnia degli amici a cui tieni di più e di un po' di vino buono per allietare ancora di più l'incredibile, quasi puerile, atmosfera che si respirava.

Una volta tornato a casa però, la cosa a cui proprio non riuscivo a smettere di pensare, non erano i miei amici o la montagna che mi aveva fatto emozionare per la sua bellezza. Era bensì lo scempio ambientale che mi sono trovato davanti agli occhi durante la passeggiata che abbiamo fatto lungo l'anello che circonda il monte Acuto, la seconda vetta più alta del massiccio del Catria.

 

E' già stato scritto e detto tanto in merito al fatto che sia incomprensibile come si siano spesi oltre 4 milioni di euro per realizzare una stazione sciistica degna di “Courma” su un pendio a 1300 metri di altitudine da cui si vede il mare.

 

In fondo trovate un link con un video molto figo se volete capire bene cosa è stato fatto.

Quello che vorrei fare io qui, invece, è condividere con voi la reazione che tutti noi abbiamo avuto quando abbiamo visto lo scempio con i nostri occhi da vicino per la prima volta.

 

Una volta “svalicata” l'ultima parte dell'anello, se lo si percorre in senso orario partendo dal Rifugio dei Mochi, ci si trova di fronte a una lingua di terra spoglia, morta, che mi ha fatto venire in mente le immagini di distruzione che spesso vediamo in TV quando si parla di Baghdad, Kabul, Damasco.

Un'immagine che descrive perfettamente il modo in cui la nostra società spesso ragiona. Sfruttare in maniera indiscriminata la terra su cui si è nati e cresciuti senza mostrarle il benchè minimo rispetto né gratitudine per offrirci quotidianamente la vita. Tutto ruota attorno all' impossessarsi sommariamente di ciò che pensiamo nostro ma che invece non possederemo mai.
Solo Dio (per coloro che ci credono) può dare l'ok all'abbattimento di 3 ettari di faggeti secolari, che danno rifugio a una grandissima varietà di animali selvatici, nessun altro.


Nessun essere umano può avere il potere di prendere questo tipo di decisioni soprattutto considerando che il fine ultimo, è quello di costruire una seggiovia che verrà utilizzata 2 weekend all'anno (se va bene) da un'armata di persone che molto spesso quella montagna non la rispettano nemmeno e sono gli stessi incivili che quando nessuno li guarda svuotano le tasche dalle plastichine delle barrette energetiche che mangiano come se fossero pop corn...

Ma non era meglio un panino con la lonza e qualche faggio in più?

Di seguito il link per guardare il video realizzato dall'Associazione Ambientalista "Lupus in Fabula" che vi spiega perfettamente tutto ciò che è stato fatto sul Catria nel corso degli anni 

 

Guarda il Video

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